Tornando con il treno dall’incontro, Luciana mi ha raccontato l’idea di un lavoro teatrale della sorella, che mi è piaciuta molto. Una famiglia viene colpita dal morbo della verità. Improvvisamente tutte le piccole e grandi bugie di una famiglia diventano pubbliche. Tutti sono costretti a convivere con la verità perché non sono più in grado di mentire o di tacere. Imparano a convivere con questo nuovo mondo e lo trovano più bello del precedente (quello normale dell’arrangiarsi e nascondersi). Quando si trova l’antidoto alla malattia, lo rifiutano.
Mi sembra una storia bellissima che riesce a descrivere l’animo di molti di noi che, non apprezzando per anni la politica, ad un certo punto hanno visto che qualcuno ha riacceso la luce. Ha dato un valore diverso alla parola “politica”.
A questa chiamata verso la verità abbiamo risposto in tanti, apprezzando quella parentesi dove si dovevano fare cose difficili per salvare l’Italia.
Anche quello era un virus, molto simile a quello della famiglia di cui dicevo, dal quale siamo stati attratti e colpiti. Si respirava l’idea che dire la verità in politica, fare cose anche scomode, potesse essere un modo serio per risollevare una nazione straordinaria come l’Italia. Quel virus c’è ancora dentro di noi ma è costretto a lottare con tanti anticorpi che abbiamo covato e maturato nelle nostre esperienze, nel nostro vivere quotidiano.
Ieri, ascoltando riflessioni e analisi sulla situazione lucide e forse vere, mi trovavo in difficoltà per riuscire a ricomporre un quadro di senso.
Quando due persone guardano lo stesso fenomeno fisico, lo filtrano attraverso le proprie esperienze e il proprio punto di vista. È difficile che entrambi ne percepiscano e ne diano quindi la medesima rappresentazione. La politica, che è un fenomeno umano – non fisico – di idee, azioni, interessi che interagiscono, è certamente il campo dove è molto più facile perdere la bussola della verità. È il terreno dove i punti di vista sono tanti e potenzialmente sono tutti veri. Ma allora qual è la verità, il punto fermo?
Quando all’ultima riunione del regionale ho detto di non aver votato Scelta Europea, di non essere andato a votare, perché non convinto dalla proposta e anche dai meccanismi che l’hanno generata, ho visto che anche in Scelta Civica, ancora oggi, la verità può essere una malattia, può essere uno scandalo.
Nella favola del re nudo, solo un bambino innocente riesce a dire la verità.
Qualche tempo fa ho fatto una riflessione che riprendeva questa favola sull’ingenuità (in francese “naive”) per citare Balduzzi.
Se abbiamo punti i vista diversi, abbiamo anche un punto di partenza comune, che è la salita in politica di Mario Monti. Dobbiamo riscoprire il valore di dire e di dirci la verità, con la consapevolezza che nasce da punti di vista diversi.
La Base Civica non è un soggetto. Potrebbe diventarlo.
Chi partecipa attivamente alle iniziative lo fa perché vuole tenere in vita e dare forza alle idee fondative, originarie, non ancora realizzate di Scelta Civica.
Chi è coinvolto in Base Civica non fa politica perché professionista della politica ma perché appassionato all’idea di cambiare questo Paese per avere un futuro migliore per i propri figli prima che per sé.
Chi scrive e discute in la Base Civica
Rileva che in questo primo lungo tempo di vita di Scelta Civica si sono commessi molti errori che hanno ragioni interne ed esterne, comprensibili o incredibili ma pesano.
Nota che esiste una lontananza, che va colmata, tra chi è stato eletto e chi ha operato sui territori. Molti territori sono scoperti. Le persone perdono motivazione.
Capisce che la figura di Mario Monti è stato un riferimento per partire ma di fatto è anche il riferimento – oggi evanescente – che rappresenta più del simbolo e del nome il chi siamo.
Non comprende perché sia così difficile partecipare in maniera democratica alla vita e alle decisioni del partito.
Non ha capito come maturino le decisioni e l’affidamento degli incarichi di responsabilità nel partito.
Non accetta che perduri il meccanismo delle nomine, che appaiono come un’eredità medievale di investitura.
Vuole che ci sia trasparenza.
Non ama i calcoli, ma se questi hanno un senso, è sicuramente in grado di comprenderli e sottoscriverli.
Per queste ragioni è molto importante e delicato il meccanismo che porterà – senza spaccature – alla nomina del segretario.
In sintesi, è decisivo capire se chi è stato eletto crede che chi l’ha eletto abbia la maturità per partecipare alle decisioni sulla sorte di quell’organismo – mai veramente nato – che si chiama partito, che è un soggetto associativo che ha regole ma prima delle regole – che possono cambiare o rimanere uguali – ha bisogno di riaffermare la propria identità verso coloro che devono promuoverlo.
Se non ci crede la “base” come corpo intermedio che incontra la gente, che ne comprende gli umori, che ne raccoglie le richieste, i disagi, le preoccupazioni, come si può ritenere di riuscire ad interpretare l’umore delle persone, come si può pensare di dare loro risposte.
Il punto di vista di chi vive la vita parlamentare è diverso da quello di chi vive nella quotidianità. Entrambi possono esprimersi, dicendo la verità ma per avere una visione di futuro c’è bisogno che questi punti di vista si possano esprimere, che trovino una convergenza. I Laboratori possono essere uno strumento ma ce ne possono essere molti altri su cui impegnarsi.
Chi ha votato Scelta Civica, l’ha fatto con il cervello. Sono persone che hanno apprezzato la novità della verità in politica del Governo Monti. Quelle persone sono ancora lì, ci guardano, osservano i nostri comportamenti, ascoltano e leggono le nostre parole. Dobbiamo tornare a far sentire la nostra voce perché siamo convinti che la risposta a quegli elettori, con sincerità, la possiamo dare solo attraverso il progetto di Scelta Civica. Se noi sapremo rispondere a questo compito, loro sapranno ridarci “fiducia” (parola strettamente legata alla verità).
Luca Monti
Como, 3 settembre 2014
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