22 novembre 2025
Azione Como

Il titolo è una provocazione o è proprio così?
In un sabato mattina chiaro e freddo di novembre, presso il Centro Civico di Sagnino, un nutrito gruppo di persone ha partecipato a un dibattito con diversi esponenti locali dei partiti di sinistra, centro e destra sul tema caldo della scuola.
Il calo demografico era il punto di partenza delle riflessioni e ragionamenti che si sono alternati. Eppure, le conclusioni sono state ben diverse da quelle del cosiddetto piano di “razionalizzazione” del Comune di Como che prevede bizzarre chiusure per i prossimi anni.
Se guardiamo agli aspetti economici della scuola, scopriamo che nel Bilancio dello Stato il ministero dell’Istruzione è il terzo per dimensioni con 57 miliardi, dopo Economia e Lavoro che però contengono restituzione debito e pensioni.

A questi si aggiungono i 14 dell’Università (che però comprende anche la Ricerca) ma non colgono la dimensione dei costi per edifici, manutenzione e formazione professionale che sono a carico dei bilanci di Regioni, Provincie e Comuni.
Appunto su questo è opportuno anche segnalare come la competenza dei comuni sia “logistica” e non didattica o strategica. Fa orrore pensare che una scuola possa essere chiusa per il costo del riscaldamento, ma pare che questo sia il motivo (o tra i motivi) di “accorpamento” della scuola di salita cappuccini a Como. Un gioiello di architettura scolastica pensato e realizzato quando a Como si progettava per il futuro e si investiva nel capitale umano. Non ieri e l’altro ieri, certo non oggi, ma più di quarant’anni fa.
Per tornare agli aspetti economici, queste risorse sono molto significative ma sono destinate a coprire costi di gestione: principalmente i costi del personale e del funzionamento ma non investimenti più strategici come l’innovazione, il digitale, le metodologie che sono sempre più legate alle risorse dell’Europa: Pnrr e Fondo Sociale.
E con queste risorse arrivano anche stimoli per ripensare la scuola, per adeguarla a uno scenario nuovo, per concorrere efficacemente alla sfida dei tempi in cui viviamo dove l’imparare non è più solo legato a un’età ma è un’esigenza continua. Dove le competenze non sono solo quelle professionali ma quelle trasversali e di cittadinanza attiva.
In questo senso l’Europa “investe” nella scuola, perché crede che la scuola sia un corpo vivo che si sviluppa e cresce come motore della società partendo dalle comunità, dai territori, dalle organizzazioni. In questo senso si parla di scuola aperta, di comunità educante, di formazione continua.
Il secondo tema è quello delle dinamiche demografiche e dei flussi di immigrazione ed emigrazione.


Qui vediamo due “piramidi” demografiche. Italia e Nigeria. Nella prima vediamo che le due fasce da 50 a 60 anni di età rappresentano il doppio della fascia 0-9.
E quella prima piramide è destinata a trasformarsi ancor più nel tempo se non ci saranno politiche capaci di rispondere alla sfida che la generazione degli attuali 15/30enni si troveranno ad affrontare in termini di economia, costo della vita, abitazioni e servizi (in primis la scuola dall’infanzia fino alla secondaria di secondo grado).
E la piramide Nigeriana, ma anche un giro in qualsiasi scuola italiana, ci fa capire come la scuola sia la prima istituzione capace di rispondere alla sfida di una nuova cittadinanza. Nel 2024 quasi 200mila italiani (perlopiù giovani molto ben scolarizzati) hanno lasciato l’Italia e dall’altra parte il decreto flussi ha superato le 180mila unità con una crescita costate, anche se insufficiente, negli ultimi anni, a prescindere dal colore politico dei governi.
Per concludere, su questi temi, che riguardano il ero capitale strategico del nostro Paese, si gioca la vera partita politica di sviluppo della società in cui vivremo.
Lo stimolo strategico e anche le risorse di investimento arrivano dall’Europa che continua ad essere quello spazio di visione aperta (il significato etimologico del suo nome). Chi governa il territorio ha il compito di cogliere questa opportunità (ormai il Pnrr è andato ma rimane il Fondo Sociale e il Fondo di Sviluppo Regionale e i Fondi di coesione).
Se la contrapposizione è tra chi ha lo sguardo aperto e lungimirante e chi è miope e guarda solo a qualche taglio di costo, noi sappiamo dove e con chi stare.
Grazie a Marco Lombardo che in questa intervista ha saputo sintetizzare queste ed altre riflessioni sue e degli interlocutori in una mattinata di inverno in attesa della primavera 2027.
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